Roma, 4 dicembre – “È tempo di dare spazio al nuovo”. Questa la motivazione con la quale Giulia Grillo, ministra della Salute (nella foto), ha annunciato ieri di voler “dare un segnale di discontinuità rispetto al passato”, procedendo a rinnovare, a un solo anno dalla loro nomina, i 30 componenti non di diritto del Consiglio superiore di sanità. Una decisione del tutto inedita, che ha colto di sorpresa – prima e più di tutti – gli stessi membri del Css, che nei suoi primi sei mesi alla guida del dicastero la ministra non ha peraltro mai trovato il tempo di incontrare.
“Siamo il governo del cambiamento e, come ho già fatto per le nomine di mia competenza nei vari organi e comitati del Ministero, ho scelto di aprire le porte ad altre personalità meritevoli” ha dichiarato la titolare del ministero in un breve comunicato stampa diffuso nella serata di ieri. Il Consiglio superiore di sanità è un organo di consulenza tecnico-scientifica del ministro della Salute i cui vertici, spiega Grillo, “devono avere la fiducia e la piena sintonia con il ministro in carica”. Da qui la decisione di procedere alla sostituzione di quelli attuali.
La titolare del dicastero non esclude però “che alcuni componenti del Css possano essere nuovamente nominati”, anche se è chiarissima nel precisare che la conferma non potrò in ogni caso riguardare i livelli apicali. Che, capaci o meno che siano e bene o male che abbiano operato, devono appunto fare posto a sostituti “in piena sintonia con il ministro in carica”.
È la logica dello spoils system, niente di scandaloso, anche se colpisce che ad adottarla con logica previtiana (chi non ricorda il “Non faremo prigionieri” pronunciato dal ministro della difesa del primo governo Berlusconi nel 1994?) siano proprio quegli stessi esponenti del M5S che tuonavano a tutti decibel ogni qual volta i governi precedenti procedevano alla nomina dei vertici di un qualsiasi ente, azienda o organismo pubblico. Il cosiddetto “sistema delle spoglie”, all’epoca, altro non era, per i Cinquestelle, che una scandalosa e proterva pratica di occupazione del potere. Oggi, evidentemente, non la pensano più così. Ci sta, del resto, che gli alfieri del “governo del cambiamento” possano cambiare idea, in attesa che (hoc est in votis) riescano a cambiare anche le abitudini e gli stilemi più deteriori della politica, che continuano invece a ripetersi senza alcuna percepibile soluzione di continuità nei Palazzi del potere, nonostante il cambio degli inquilini. Sorprende, nel caso di specie, l
A proposito della revoca degli organismi collegiali del Css, Grillo spiega in ogni caso che la decisione andava presa entro il 5 dicembre, ossia a sei mesi dalla fiducia del Governo al Parlamento votata all’inizio dello scorso mese di giugno. La ministra, nel procedere entro la scadenza all’avvicendamento del Css, non ha comunque fatto mancare i suoi ringraziamenti a “tutti i componenti uscenti del Css, di cui mi preme sottolineare l’indiscutibile valore tecnico-scientifico”. Ma, appunto, “è tempo di dare spazio al nuovo”, che preso si materializzerà con le nuove nomine.
Misurate, come si conviene a dei veri civil servants, le reazioni dei componenti del Css che il ministro ha inaspettatamente (almeno nei modi e nei tempi) mandato a casa: la presidente Roberta Siliquini (al suo secondo mandato) e alcuni altri membri non hanno potuto dissimulare la sorpresa per una decisione che non era stata in alcun modo anticipata, ma che è arrivata soltanto ieri con una comunicazione molto breve e asciutta. “Prendo atto decisione del ministro, sta nelle sue prerogative” si è limitata a dichiarare Siliquini. “Sarebbe stata una cortesia istituzionale incontrarci almeno una volta, nei sei mesi trascorsi dal suo insediamento. Invece noi non abbiamo mai visto la ministra” spiega la ormai ex presidente dell’organo consultivo del ministero. Concetto ripreso da un altro autorevolissimo membro di lungo corso del Css, il presidente dell’Istituto Mario Negri Silvio Garattini, uno degli esperti che la ministra Grillo ha chiamato per ridisgnare la governance farmaceutica. “Non so quale possa essere il motivo della decisione del ministro” ha detto il farmacologo “nei circa 15 anni in cui sono stato componente del Css, non è mai successo. Spiace solo che il ministro non ci abbia mai incontrato”.