Roma, 7 gennaio – “Affermazioni e illazioni di pura fantasia“. Così il commissario straordinario per la gestione provvisoria di Farmacap, Angelo Stefanori (nella foto), liquida il comunicato diffuso dalle sigle sindacali a seguito della delibera della giunta capitolina del 28 dicembre scorso con la quale è stata avviata la razionalizzazione delle società partecipate da Roma Capitale di primo e secondo livello, tra le quali rientra anche l’azienda speciale socio-sanitaria che gestisce le farmacie comunali di Roma.
Stefanori replica a stretto giro all’attacco sferrato (“con una veemenza inusuale nei rapporti sindacali”, annota il commissario) da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil e Usi anche al suo ruolo di “perno della privatizzazione”, inviando nel giorno dell’Epifania una lunga e circostanziata lettera di precisazioni a tutti i dipendenti Farmacap.
“Va innanzitutto chiarito che il contenuto del comunicato rappresenta un evidente stravolgimento della realtà dei fatti, diretto a coprire gli errori sinora compiuti dalla parte sindacale, arroccata su posizioni massimaliste e improduttive” scrive Stefanori, che prova a ricostruire le vicende che hanno portato alla delibera capitolina di 10 giorni fa.
“Come è noto, nel mese di ottobre 2018 si è svolto in Campidoglio un incontro con l’Assessore al Bilancio (Gianni Lemmetti, NdR) e una nutrita rappresentanza sindacale, presso la sala del Carroccio; in quell’occasione l’Assessore fu molto chiaro: l’Azienda deve andare avanti, economicamente, da sola (cioè senza contributi pubblici) e il piano industriale doveva reggersi su questo principio” ricorda Stefanori, aggiungendo che in un successivo incontro del 9 novembre 2018 le sigle sindacali convennero su alcuni punti: approfondire l’intera problematica della sovrabbondanza del personale non professionale (cioè diverso da psicologi, assistenti sociali ed educatori) addetto ai servizi sociali, evitando però che la necessità di riorganizzare gli uffici amministrativi della direzione generale (“oltre 30 persone!”, precisa Stefanori con tanto di esclamativo a significare l’ipertrofia dell’organico) comportasse trasferimento di personale sul territorio.
In un successivo incontro del 20 novembre 2018, i sindacati rappresentarono invece – secondo quanto ricostruisce Stefanori – la propria disponibilità all’ampliamento del servizio ReCup utilizzando il personale degli sportelli sociali (“non della direzione, dunque, dove c’è il maggior numero di persone da ricollocare” commenta il commissario) e negarono però il consenso al trasferimento presso le farmacie di personale amministrativo necessario a far fronte ai nuovi adempimenti (a titolo esemplificativo, Stefanori fa riferimento alla fattura elettronica) e alla quadratura del magazzino.
“In poche parole, nulla doveva cambiare, soprattutto in direzione generale, dove la sovrabbondanza di personale non garantisce certo una maggiore efficienza” scrive Stefanori. “Si pensi che la successiva richiesta di incontro formulata dalle OO.SS. al sottoscritto in data 11 dicembre 2018 (inviata a un indirizzo PEC sbagliato, ma pur sempre della direzione generale) mi è stata consegnata in data 22 dicembre (nessuno parli di stress da lavoro correlato, per favore: è successo anche questo). Sono stati necessari 11 giorni per spostarla di tre stanze…”
Stefanori rileva quindi che, a fronte di una sostanziale contrarietà a porre fine alle inefficienze strutturali dell’Azienda, le sigle sindacali hanno subito evidenziato la necessità di un aumento del contributo annuale di Roma Capitale, nonostante nell’incontro di ottobre l’assessore Lemmetti fosse stato chiaro sull’impraticabilità di ipotesi di questo tipo. Un aumento che, secondo la ricostruzione di Stefanori, le sigle sindacali si ripromettevano di ottenere “mediante incontri diretti con l’Assessorato alle Politiche sociali, ovviamente senza la presenza degli organi amministrativi aziendali (il Commissario), che sostengono tesi sgradite (riorganizzazione, efficientamento, abbattimento del tasso di assenteismo, specie in alcuni settori. Ricordo che l’Azienda deve far fronte, tra l’altro, all’apertura di un centinaio di nuove farmacie a Roma e alla costante diminuzione dei ricavi Ssn, argomenti del tutto trascurati dalle controparti sindacali)”.
“I risultati sono sotto gli occhi di tutti” contrattacca Stefanori: “certificano il totale fallimento di una strategia che non poteva portare da nessuna parte, e che non può essere coperto con il richiamo al rischio di perdita di posti di lavoro, che semplicemente non esiste. La difesa dei privilegi di pochi non può costituire ostacolo al miglioramento dei servizi alla cittadinanza, obiettivo al quale è diretta l’avversata deliberazione dell’Assemblea capitolina (che, paradossalmente, rappresenta proprio la consacrazione del principio perseguito dalle OO.SS.: decidere dell’Azienda al di fuori di essa. Va tutto bene, con il piccolo particolare che i decisori sono altri, non certo il sindacato)”.
“Non bisogna mobilitarsi, dunque, bisogna ragionare” argomenta Stefanori, augurandosi che “pervengano proposte seriamente fattive su tutti i temi in discussione, perché devono far parte del piano industriale, del quale è inutile chiedere copia: sarà definito con il recepimento delle opinioni anche delle OO.SS., se perverranno in tempi ragionevoli. Il tempo non è indefinito, occorre abbandonare tatticismi inutili, non si può vagheggiare il rilancio dell’Azienda con i soldi pubblici, senza interventi strutturali. Chi parla di assenza di trasparenza è dunque pesantemente fuori strada, mi auguro in buona fede”.
Prima di concludere, il commissario di Farmacap riserva precisazione al tema della società benefit, che non è proprio ciò che le sigle sindcali hanno sbrigativamente definito una “nuova forma di privatizzazione di importazione statunitense”. In realtà, spiega Stefanori, “è la veste societaria verso la quale si stanno orientando le farmacie pubbliche, ed ha formato oggetto di apposito convegno Assofarm tenutosi a Napoli il 5-6 dicembre 2018. Nulla di negativo dunque, ma posso comprendere l’istintiva avversione verso un istituto che non si conosce (anche in questo caso, il ragionamento avrebbe aiutato)”.
Stefanori conclude la sua lunga nota al personale di Farmacap confermando “il futuro radioso dell’Azienda (la quale soffre tra l’altro di una sottocapitalizzazione alla quale non può essere posto rimedio con soldi pubblici, destinati ad essere sperperati, se rimane l’attuale situazione): e il mio convincimento si fonda sulla operosità e la competenza della gran parte dei dipendenti, che quotidianamente svolgono il proprio servizio. Proprio pensando a loro” ricorda il commissario “sono stati stabilizzati i contratti a tempo determinato in scadenza al 31 dicembre 2018 (13 farmacisti) ed è stata autorizzata l’assunzione a tempo determinato di ulteriori tre farmacisti per far fronte alle prossime uscite. Anche se non fa notizia, l’Azienda lavora quotidianamente per migliorarsi.
Le righe finali sono spese per sollecitare una riflessione sui quanto illustrao nella lettera, con l’augurio che essa “consenta alle OO.SS. di formulare proposte efficaci, che l’Azienda è sempre disposta ad ascoltare: ma il tempo non si ferma, si adotteranno comunque le misure necessarie”.