REB, decreto Mef-Salute limita ancora le parafarmacie. Che ricorrono di nuovo al Tar

REB, decreto Mef-Salute limita ancora le parafarmacie. Che ricorrono di nuovo al Tar

Roma, 9 marzo – Si apre un nuovo contenzioso sulla REB, la ricetta bianca dematerializzata e ad aprirlo sono ancora una volta le parafarmacie, che  tornano a rivolgersi al Tar Lazio per impugnare il decreto del Mef e del ministero della Saliute del 1 dicembre 2022 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 287 del successivo 9 dicembre contenente le disposizioni per “aprire” il  sistema Sac di Sogei anche alla la spedizione delle Reb, le ricette elettroniche bianche, anche negli esercizi di vicinato.

Quel provvedimento era seguito a un ricorso proposto da 93 parafarmacie, esercizi del tutto esclusi in origine dall’accesso al portale Gestione ricetta elettronica bianca del Sistema tessera sanitaria di Sogei, a causa di un’interpretazione particolarmente burocratica delle norme sulla ricetta bianca dematerializzata da parte dei due ministeri:  la sentenza del Tar, che aveva accolto e condiviso le tesi degli esercizi di vicinato ricorrenti era stato inizialmente salutata da questi ultimi come un grande successo (il nostro giornale ne aveva riferito in quest’articolo).

Non c’è voluto molto, però, a capire che dentro la mela dell’apertura del portale REB anche per le parafarmacie c’era il verme di una limitazione sostanziale: per gli esercizi di vicinato, infatti, il decreto limita l’accesso “esclusivamente farmaci non soggetti a obbligo di prescrizione medica”. Il provvedimento di Mef e Salute, in altre parole, non ha del tutto rimosso la  preclusione per le parafarmacie della possibilità di vendere i prodotti “di loro competenza” quando prescritti dai medici su ricetta digitale non a carico del Ssn, divieto che si pensava superato dopo la  sentenza del Tar Lazio n.7908 pubblicata lo scorso 2 novembre 2022   (il nostro giornale ne riferì ampiamente in questo articolo).

Inevitabile, dunque, per le parafarmacie tornare alle carte bollate, con un altro ricorso (sempre davanti al Tar Lazio) per chiedere l’annullamento del decreto del 9 dicembre nella parte in cui limita l’accesso al sistema Sac, per gli esercizi di vicinato, ai casi in la REB prescriva “esclusivamente” farmaci da banco.

Non ci dovrebbe voler molto a vedere finalmente la fine della questione: appena due settimane fa, con un’ordinanza del 23 febbraio, il Tribunale ha già fissato la data della discussione di merito,  chiedendo a Sogei e ai due ministeri interessati chiarimenti in riferimento all’attuazione del decreto del 9 dicembre. I giudici del Lazio intendono accertare, in particolare, se  la formulazione delle norme non si risolva in una “impossibilità da parte del medico di generare ricette contenenti congiuntamente farmaci soggetti a prescrizione medica e farmaci non soggetti, oppure l’impossibilità per le parafarmacie di visualizzare le ricette miste ferma restando la possibilità da parte del medico di generarle“.

Non si hanno notizie, almeno fin qui, di inserimenti in giudizio da parte di Federfarma, che pure a inizio dicembre 2022 si era mossa opponendo ricorso per bloccare la già citata sentenza del Tar Lazio n. 7908, chiedendo anche una sospensiva cautelare monocratica della pronuncia.  La richiesta venne però respinta dal Tar laziale e rimase dunque senza seguito, fatto che contribuì per la sua parte a indurre Mef e Salute a ottemperare con la massima sollecitudine alla decisione dei giudici amministrativi, anche per evitare (come previsto dalla stessa sentenza) la nomina di  un commissario ad acta, ai sensi dell’articolo 117, comma 3, del Codice della pubblica amministrazione,  per vicariare “su istanza di parte ricorrente”  le amministrazioni laddove “dovessero risultare ancora inadempimenti trascorsi 30 giorni dalla comunicazione della sentenza”.

In ogni caso, una vicenda che sembrava conclusa torna d’attualità con un colpo di coda che costringe i giudici amministrativi laziali a un supplemento di indagine e di lavoro. Ma non dovrebbe volerci molto a veder calare il sipario e, con esso, la parola fine della definitiva conclusione. Che la generalità delle previsioni ritiene non possa essere diversa da quanto sostenuto e stabilito dal giudici amministrativi del Lazio nella sentenza di novembre 2022. Ma l’Italia, si sa, è un Paese dove niente è mai scontato, nemmeno quel che sembra esserlo.

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