La maggior parte delle modifiche” spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe (nella foto)è stata motivata dall’aumento dei costi dell’investimento e/o dei tempi di attuazione“. Argomentazioni evidentemente ritenute fondate e convincenti dall’esecutivo europeo, che lo scorso 24 novembre ha approvato la nuova proposta italiana dove sono riportati i nuovi target quantitativi e le nuove scadenze.

Le modifiche approvate confermano le richieste di espungere varie strutture, ma i criteri e la distribuzione regionale al momento non sono noti” osserva Cartabellotta. “Tuttavia, se a essere espunte saranno le strutture da realizzare ex novo, saranno prevalentemente le Regioni del Centro-Sud a essere penalizzate“.

Secondo quanto riportato nel piano di rimodulazione, gli investimenti espunti dovrebbero essere finanziati con le risorse del programma di investimenti in edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico non spese dalle Regioni. “Il documento approvato dalla Commissione europea menziona tali fondi solo per compensare gli investimenti relativi all’antisismica” spiega Cartabellotta.

È previsto un incremento del target quantitativo del numero di over 65 da prendere in carico in assistenza domiciliare. Previsto anche un aumento del numero di pazienti assistiti in telemedicina. “Un impegno  indubbiamente condivisibile, in linea con le necessità di potenziare ulteriormente l’Adi e, soprattutto, di espandere l’utilizzo della telemedicina” commenta il presidente di Gimbe “la cui vera implementazione è tuttavia condizionata dall’inserimento delle varie prestazioni nei Livelli essenziali di assistenza, che oggi includono solo la tele-neuroriabilitazione“.

La rimodulazione al ribasso del numero di posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva di ben 1.803 unità risulta poco comprensibile” osserva ancora  Cartabellotta. “L’aumento dei costi di realizzazione di opere preventivate in era pre-pandemica e antecedenti alla crisi energetica hanno reso inevitabile espungere un numero consistente di Case e Ospedali di Comunità e Centrali operative territoriali. Considerato che la distribuzione regionale delle opere da edificare non è omogenea, è indispensabile trovare un meccanismo di perequazione per evitare di lasciare indietro le Regioni meridionali nel processo di potenziamento e riorganizzazione dell’assistenza territoriale” conclude il presidente di Gimbe, ricordando che  “tra gli obiettivi trasversali del Pnrr vi è proprio la riduzione delle diseguaglianze regionali“.